Capo Di Stato Maggiore Esercito
Ricerca svedese sfata il mito "prima le donne e poi i bambini". Se nel naufragio si salvarono loro fu perché il capitano sparò alcuni colpi in aria. E minacciando di aprire il fuoco sui passeggeri di sesso maschile se non avessero dato la precedenza sulle scialuppe alle signore e ai piccoli, come appunto avvenne LONDRA - "Prima le donne e i bambini". E' una frase diventata proverbiale. Un motto entrato quasi a far parte della storia della navigazione. L'idea che, se una nave affonda, sono i più deboli, donne e bambini, madri e figli, a dover salire per primi sulle scialuppe di salvataggio. Un nobile concetto, ma tuttavia assolutamente falso. Nel giorno del centenario dell'affondamento del Titanic, il primo studio approfondito condotto su questa materia rivela che, mediamente, nei naufragi di tutto il mondo si salvano più uomini che "donne e bambini". Sul Titanic, che colpì un iceberg al largo di New York poco prima della mezzanotte del 14 aprile 1912 e si inabissò due ore più tardi, le cose andarono diversamente, come testimonia il fatto che donne e bambini costituirono il 70 per cento dei sopravissuti tra i passeggeri della nave.
Ma di aver visto un iceberg non ha mai fatto menzione. Al rientro dopo il naufragio aveva scritto più lettere all'ambascita raccontando la vera storia di cos'era accaduto quella notte sul Titanic, ma non ha mai avuto risposta». Paolo Volonterio Tutti i particolari sul Cittadino edizione Brianza Nord in edicola gnani © riproduzione riservata
Nel caos indescrivibile, Sebastiano riuscì a farsi largo tra la gente e a parlare con un membro dell'equipaggio, convincendolo a farla salire su una scialuppa. Mia madre mi ha sempre detto che era la numero 11, ma pare fosse invece la 12». Conferma Claudio Bossi, lo storico e scrittore del Titanic (presenterà alla mostra di Torino, venerdì prossimo alle 17, il suo ultimo libro "Gli enigmi del Titanic", ed. Enigma), che ha accompagnato Neva a visitare l'esposizione. Il marito si gettò in mare Sebastiano Del Carlo, invece, si gettò in mare. «Non credo fosse un provetto nuotatore. Mamma mi raccontò che quando fu recuperato il corpo vide che le sue mani erano nere di lividi, segno che probabilmente cercò di salire su una scialuppa e fu costretto ad abbandonare la presa sul bordo della lancia a colpi di remi». Argene Genovesi fu recuperata dalla Carpathia, sbarcò a New York. «Trovò ricovero presso un convitto di suore. Era una cuoca provetta, cercarono di convincerla a fermarsi lì, ma lei rimase sino a quando non fu recuperato e riconosciuto il corpo del marito, che volle riportare in Italia».
Una coppia spagnola ha raccontato molti dettagli di quel fatidico viaggio finito in disgrazia. I due coniugi, che hanno vissuto per molti anni a L'Avana, Cuba, hanno tenuto a lungo nascosti i segreti e i fantasmi del Titanic, i dettagli di quello che è successo al transatlantico "inaffondabile" diretto a New York in cui hanno perso la vita centinaia di persone di tutte le età. Julián Padró Manent e sua moglie Florentina Durán si trovavano a bordo della nave. Un giornalista con cui si sono messi in contatto ha fatto loro molte domande riguardo al viaggio per cercare di svelare alcuni misteri che da quasi un secolo aleggiano sul Titanic. Uno dei ricordi dell'uomo è "l'acqua nera e glaciale che avanzava e risaliva sulla nave e in quel momento mi resi conto che non c'era via di uscita. Quando l'acqua mi arrivò ai piedi, cercai in tutti i modi di mettermi in salvo". L'intervista ha avuto luogo nel 1955 ed è stata pubblicata sulla rivista "Bohemia". La persona che se ne è occupata al tempo era uno studente di giornalismo, Rodolfo Santovenia.
Sono state condotte tre spedizioni sottomarine per recuperare i resti preziosi, tra cui un carico di diamanti.
I secondi sembravano secoli, l'acqua non si fermava e non c'erano più scialuppe a disposizione. Alcuni uomini si buttarono nel vuoto, altri non riuscivano a decidersi. Caddi in una delle scialuppe che stava per essere calata in mare, dove erano quasi tutti marinai. L'imbarcazione si allontanò rapidamente dal Titanic che sembrava una balena sul punto di affondare". "Da lontano guardavo la nave affondare lentamente, ma allo stesso tempo sempre più in fretta, presto si spensero tutte le luci, le caldaie esplosero, c'era gente che urlava, un vortice nell'acqua e, all'improvviso, l'oscurità. La nave era affondata nel giro di un'ora. Passammo la notte sulla scialuppa, fino a quando arrivò il transatlantico Carpathia a trarre in salvo noi superstiti. Arrivammo a New York la sera del giovedì. Non dimenticherò mai la gente che aspettava sul molo, le famiglie dei sopravvissuti e di quelli che invece non sarebbero mai più tornati ". Alcuni dati sul Titanic Il transatlantico trasportava 11 mila libbre di pesce fresco, 75 mila libbre di carne e 2 mila litri di gelato.
ANNEGAMENTO - L'annegamento fu comunemente attributo come causa di morte relativa all'affondamento del TITANIC: in realtà uccise molta gente, la maggior parte delle quali morirono all'interno della nave. Cito come esempio quello dei 5 impiegati postali piuttosto di quello degli addetti alle sale macchine, morti sicuramente ben prima dell'affondamento. IPOTERMIA - La causa di morte della maggior parte delle persone fu dovuta ad ipotermia. Quando la temperatura del corpo umano va sotto i 35 gradi, il fenomeno dell'ipotermia è in agguato: gli organi interni cominciano ad interrompere le loro funzioni vitali e la morte avviene velocemente. Nelle fredde acque dell'Atlantico, con una temperatura di -2°, gli individui più sani probabilmente resistettero massimo una quindicina di minuti, mentre i più giovani e gli anziani resistettero molto meno. I superstiti del pieghevole B riuscirono a sopravvivere soltanto perch� dovettero impegnarsi per riuscire a mantenersi a galla, quindi il loro corpo fu in tensione e con una temperatura corporea a livelli quasi normali.
Molto più commovente della storia d'amore raccontata nel film Titanic, questa è la straordinaria esperienza di due fratellini sopravvissuti al naufragio del transatlantico, conosciuti come gli "orfani del Titanic", gli unici bambini che si siano salvati senza avere al fianco un genitore o un tutore. Sotto, il video racconto dell'articolo sul canale Youtube di Vanilla Magazine: Michel Navratil, un sarto di origine slovacca che viveva in Francia, si era imbarcato con i due figli Michel Marcel (12 giugno 1908-30 gennaio 2001) ed Edmond (1910-1953). I bambini erano stati sottratti alla custodia della madre, così l'uomo assunse il falso nome di Louis M. Hoffman, mentre i figli furono registrati come Lolo e Momon. Durante il viaggio come passeggeri di 2° classe, papà Navratil fece credere di essere vedovo, dimostrandosi un genitore attento e amorevole. Dopo la collisione con un iceberg, avvenuta alle ore 23. 40 del 14 aprile 1912, l'ultima scialuppa di salvataggio ad essere calata fu la "D", alle 2.
Ma come andarono in realtà le cose? Chi lo può dire con certezza, ma se non conosciamo neppure quanto gente fosse a bordo del TITANIC, sappiamo purtroppo la triste verità di 1518 morti e soltanto 705 persone tratte in salvo (ma anche questi numeri sono ovviamente frutto di congetture).
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