Capo Di Stato Maggiore Esercito
La risalita si è fermata a quota 203: -59 rispetto al 2017, -161 rispetto ai conservatori. Il crollo chiude l'era-Corbyn, che ha già dichiarato: "Non guiderò il partito alle prossime elezioni". La resa dei conti all'interno dei laburisti è cominciata. Le critiche alla leadership e alla linea politica di Jeremy sono dure: il suo libretto rosso, la riproposta di un socialismo radicale e le ambiguità sull'antisemitismo del partito sono i capi d'accusa. I laburisti escono a pezzi da questa consultazione: il peggior risultato dal 1935. Corbyn ha cercato in campagna elettorale di spostare l'attenzione sugli altri problemi del sistema britannico, ma come ha ammesso in queste ore "la Brexit ha polarizzato e diviso il paese, sovrapponendosi agli altri temi". La questione scozzese — Il boom dei nazionalisti scozzesi attribuisce allo schieramento di Nicola Sturgeon l'81% dei seggi complessivi della nazione del Nord britannico. Tradotto, un sostegno forte alle richieste di un nuovo referendum sull'indipendenza.
Elezioni Gran Bretagna: Johnson schianta Corbyn, Tory maggioranza assoluta. E ora Brexit subito (nella foto Ansa, Boris Johnson e Jeremy Corbyn) ROMA – Il trionfo di Boris Johnson, la batosta di Jeremy Corbyn. I numeri raccontano ancora meglio la vittoria dei Tory e la sconfitta dei Labour nelle elezioni in Gran Bretagna: con 25 seggi ancora da assegnare (su 650) i Tory hanno raggiunto quota 348, ossia 23 in più della maggioranza assoluta (+45). Il Labour si ferma a 201, perdendo 57 seggi. I LibDem sono a quota 9 (-1), Brexit Party a 0 e Snp, il Partito nazionale scozzese, a 46 (+13). E ora Johnson vuole Brexit subito (anche prima del limite attuale, fissato al 31 gennaio). Per il Labour è una sconfitta umiliante che ha costretto il leader, Jeremy Corbyn, ad annunciare che "alle prossime elezioni non sarà alla guida del partito". Festeggia il Partito nazionale scozzese (Nsp), guidato dalla premier Nicola Sturgeon, che punta a 55 seggi, e già rivendica un secondo referendum per l'indipendenza.
BoJo ha continuato: "Dobbiamo affrontare le conseguenze di tutto questo. Dobbiamo cambiare il nostro partito. Dobbiamo essere all'altezza degli eventi, dobbiamo affrontare la sfida che il popolo britannico ci ha assegnato". "Andremo avanti con la Brexit senza se senza ma, usciremo il 31 gennaio uniti", il premier britannico Boris Johnson celebra il trionfo elettorale parlando ai suoi sostenitori nella City: "Con questo mandato finalmente realizzeremo la Brexit". E invitando tutti a ripetere in coro lo slogan della sua campagna "Get Brexit done", aggiunge: "Metterò la parola fine a tutte le assurdità di questi tre anni e realizzerò la Brexit entro gennaio". Poi continua: "Queste elezioni hanno posto termine alla minaccia miserevole di un secondo referendum sulla Brexit". E conclude: "Lavorerò 24 ore al giorno per dimostrarvi che avete avuto ragione e per riguadagnarmi il vostro supporto". Elezioni Gran Bretagna, il conto dei seggi Il partito conservatore britannico si è assicurato la maggioranza nella Camera dei Comuni, la camera bassa del parlamento britannico.
Anche Johnson, come Farage, è un sostenitore dell'hard brexit, cioè di un'uscita senza accordo. Ma tale opzione è già stata rifiutata dal parlamento, pur senza averne indicato un'alternativa. Inoltre, Johnson è da troppi considerato ambizioso, inaffidabile e senza scrupoli, oltre che superficiale al pari di Farage. Non è detto, quindi, che i suoi avversari all'interno del partito votino compatti per lui, se dovesse presentarsi alla Camera con l'incarico di Primo ministro. Una situazione di incertezza politica che potrebbe condurre la Gran Bretagna a elezioni anticipate o a un nuovo referendum sulla brexit, con diverso quesito. Ciò non potrà che avere gravi riflessi economici. Le cassandre già prevedono un rallentamento dell'economia inglese se non addirittura l'ingresso in recessione, a fine anno. Ciò avrebbe come conseguenza inevitabile il taglio dei tassi d'interesse da parte della Banca d'Inghilterra ed un ulteriore deprezzamento della sterlina. Anche i più ottimisti, tuttavia, non riescono ad immaginare altro che uno scenario molto volatile, con forti rischi di ribasso.