Capo Di Stato Maggiore Esercito
Seduta accanto al letto di Costantino inserì una figura che guardava trasognata fuori dal dipinto con un'espressione di impotenza:" Dettaglio - Piero della Francesca "Il sogno di Costantino" Leggenda della Vera Croce, 1452-1459 Affresco cm. 329x190 Arezzo, San Francesco Dettaglio - Piero della Francesca "Il sogno di Costantino" Leggenda della Vera Croce, 1452-1459 Affresco cm. 329x190 Arezzo, San Francesco Vi ringrazio per avermi letta. Manuela
Alleanza che contribuì alla creazione, consolidamento e tutela del potere di quella che sarà la Santa romana Chiesa, scelta come base forte per il suo potere imperiale, o forse per reale convinzione religiosa. Il sogno di Costantino mirabilmente rappresentato negli Affreschi della Leggenda della vera Croce da Piero della Francesca, è stato definito dallo studioso Eric Dodds: "Il sogno più ricco di conseguenze della storia" (*) e resta come testimonianza storica del potere del sogno, della sua credibilità, della sua funzione di "segno" e di ponte e fra l'uomo ed il divino. (*)Pagani e cristiani in un'epoca di angoscia. Aspetti dell'esperienza religiosa da Marco Aurelio a Costantino, La Nuova Italia, 1993). Marzia Mazzavillani © Opera protetta da licenza C. C. Condizioni d' uso del materiale pubblicato nella guida Se vuoi saperne sempre di più sui sogni iscriviti gratuitamente alla NEWSLETTER della Guida VOTA IL NUOVO SONDAGGIO: Nei miei sogni sento più spesso…. Gallery: Il sogno di costantino
Quando la Regina di Saba, trovandosi ad attraversare quel ponte, riconobbe il legno, profetizzò che un giorno sarebbe stato utilizzato per fabbricare una croce che avrebbe segnato il predominio del popolo ebraico. Re Salomone, messo a conoscenza della profezia, ordinò che la trave fosse sepolta nelle viscere della terra. " Piero della Francesca "Il sogno di Costantino" Leggenda della Vera Croce, 1452-1459 Affresco cm. 329x190 Arezzo, San Francesco Tra gli affreschi presenti nella basilica di San Francesco ad Arezzo si trova "Il sogno di Costantino" che è collocato nella porzione inferiore della parete dietro l'altare. L'opera è considerata il primo notturno della pittura italiana. Mentre sta dormendo in una tenda cilindrica a Costantino gli compare un angelo in volo la notte che precede la battaglia contro i barbari di Massenzio. L'angelo tiene nelle braccia una croce luminosa che illumina la tenda per annunciare la vittoria dell'imperatore nel caso in cui avesse rappresentato la croce di Cristo sugli scudi dei soldati.
Da Wikipedia, l'enciclopedia libera. Sogno di Costantino Autore Piero della Francesca Data 1458 - 1466 Tecnica affresco Dimensioni 329×190 cm Ubicazione basilica di San Francesco, Arezzo Il Sogno di Costantino è un affresco di Piero della Francesca e aiuti, facente parte delle Storie della Vera Croce nella cappella maggiore della basilica di San Francesco ad Arezzo, databile al 1458 - 1466. L'affresco fu probabilmente dipinto nella seconda parte dei lavori, dopo i contatti con la cultura fiamminga e Roma, dalla quale Piero sviluppò un ancora più forte senso della luce. Il sogno di Costantino è una delle più convincenti scene notturne dipinte fino ad allora nell'arte europea e rimase pressoché insuperato, in quanto a effetti drammatici, fino all'epoca di Caravaggio. Descrizione e stile [ modifica | modifica wikitesto] Rispetto alle scene precedenti (il Sollevamento della Croce per la sepoltura, ambientata ai tempi di Salomone, e l' Annunciazione) è stato fatto un notevole salto temporale in avanti.
Non è dato sapere se sia realmente accaduto o se si tratti di una leggenda, ma sta di fatto che gli studiosi hanno preso in considerazione la questione e alcuni sono andati alla ricerca di riferimenti astronomici che potrebbero giustificare la famosa visione che apparve all'imperatore Costantino 1700 anni fa, il 27 ottobre del 312, alla vigilia della battaglia di Ponte Milvio combattuta in località Saxa Rubra e nel corso della quale venne sconfitto Massenzio. Secondo Lattanzio (250-327) la visione sarebbe avvenuta in sogno, mentre Eusebio di Cesarea (265-340) scrive che la croce luminosa sarebbe apparsa in pieno pomeriggio e fu osservata anche da tutti i soldati. Sulla croce campeggiava la scritta « Toutô nika », che più tardi Rufino tradusse Hoc signo victor eris » e che la tradizione trasformò nel più noto « In hoc signo vinces ». Tutti invece concordano sul fatto che Costantino, dopo la visione, fece incidere sui labari dei soldati la lettera greca «chi», il simbolo del Dio cristiano.
Già Filostorgio (368-439) aveva proposto una interpretazione astronomica del «segno celeste» e in tempi più recenti Fritz Heiland del Planetario di Jena ha avanzato l'ipotesi che la visione potesse essere interpretata come una congiunzione planetaria. A differenza delle stelle, che vengono chiamate "fisse" perché su intervalli temporali abbastanza lunghi mantengono inalterate le loro reciproche posizioni, i pianeti non hanno posizioni immobili e in effetti il termine "pianeta" deriva da un termine greco che significa «astro errante». Heiland, dunque, dopo aver ricostruito il cielo del 312 notò che nell'autunno di quell'anno Giove, Saturno e Marte, tre pianeti molto luminosi, si trovavano vicini e allineati fra le costellazioni del Capricorno e del Sagittario. La configurazione planetaria insolita poteva essere interpretata dai soldati come un cattivo presagio e Costantino avrebbe addirittura inventato la storia della visione per trasformare il presagio in un segno di buon auspicio. Subito dopo il tramonto, inoltre, in mezzo alla volta celeste campeggiava il Cigno, una costellazione a forma di croce, tant'è che viene chiamata dagli astronomi la «Croce del Nord».
Sulla cupola, infatti, spicca un bellissimo mosaico che raffigura un grande staurogramma a ricordo della visione di Costantino. Legato a Costantino è anche il casale di Malborghetto, ricavato da un arco quadrifronte sulla via Flaminia a Roma. Il casale fu oggetto di studio dell'archeologo tedesco Fritz Toebelmann, il primo ad avanzare l'ipotesi che il monumento fosse stato eretto proprio nel luogo dove si accamparono le truppe di Costantino prima della battaglia di Ponte Milvio. Il monumento dista parecchi chilometri dal luogo della battaglia e dunque, secondo l'archeologo tedesco, non fu innalzato per celebrare la vittoria su Massenzio ma per ricordare la famosa visione che ebbe l'imperatore alla vigilia della battaglia. L'ipotesi dell'archeologo fu poi sostenuta anche da recenti studi condotti da Gaetano Messineo. Per giustificare la visione di Costantino è stata chiamata in causa anche la caduta di un meteorite il cui impatto sarebbe oggi testimoniato dalla presenza di un laghetto dalla forma leggermente ellittica (115x140 metri) nel massiccio del Sirente, a una decina di chilometri da Secinaro (L'Aquila).
Avvincente fin dalle prime pagine, il libro si sviluppa alternando tre epoche differenti attraverso alcuni salti temporali risalenti al 1482 ai tempi del pittore Piero della Francesca, al 1988 a Sansepolcro e al 2012 rispettivamente a Firenze e ad Arezzo. Tra un capitolo e l'altro l'autrice accompagna il lettore nel passato e nel presente entro un intreccio intessuto con maestria. La blogger e giornalista Lisa Giovinelli è la protagonista che scrive articoli inerenti ai misteri della Toscana e che si trova alle prese con un singolare enigma relativo a due giovani studenti del liceo artistico di Sansepolcro che sono scomparsi, dei quali ha ricevuto stranamente delle foto sul blog. Al fine della risoluzione del caso Lisa si avvale dell'aiuto da parte del suo amico questore Verroni. Ma il capitolo che mi ha catturata maggiormente è relativo al racconto della Leggenda della Vera Croce nel quale la scrittrice si sofferma in modo meticoloso. A tal proposito ho dedicato l'articolo a uno degli affreschi di Piero della Francesca che lo rappresenta ossia "Il sogno di Costantino".
La profezia della Regina di Saba si è infatti nel frattempo avverata, Gesù è stato crocifisso sul legno da lei indicato, il regno dei Giudei è stato dissolto e Gerusalemme distrutta. Si arriva così al IV secolo, quando l'imperatore romano Costantino sta per scontrarsi nella battaglia decisiva contro il suo rivale Massenzio. Ecco che di notte, nel suo accampamento, un angelo gli porta in sogno la rivelazione della Croce ( In hoc signo vinces), con la quale sconfiggerà l'avversario (scena successiva della Battaglia di Ponte Milvio); in seguito all'evento prodigioso, secondo la tradizione, Costantino poi concesse la libertà di culto ai cristiani ( editto di Milano, 313) ed i suoi successori avrebbero poi fatto del Cristianesimo la religione di Stato ( editto di Tessalonica, 380). La scena è ambientata alle prime luci dell'alba nell'accampamento romano, con la tenda di Costantino in primo piano, protetta da due guardie. Essa è aperta e ci lascia vedere l'imperatore addormentato, mentre un valletto veglia sul suo sonno, seduto ed appoggiato al letto.